MANGIARE DI MAGRO IN QUARESIMA
La regola dei Padri Minimi impone una cucina del tutto priva di carne, uova e latticini, che, nonostante le apparenze, non è affatto povera: scopriamo perchè
Un antico adagio monastico recita: Bona pietantia,
bona observantia, e sembra non concedere dubbi sulla
possibilità di associare una corretta alimentazione ad una
vita rispettosa dei dettami evangelici. Quella dei Padri
Minimi dettata da S. Francesco di Paola è ritenuta una delle
regole monastiche più rigide, anche perchè, oltre ad imporre
una vita quasi claustrale e del tutto priva di distrazioni
mondane, erge ad unico modello alimentare quello che esclude
del tutto il ricorso alla carne e a tutto ciò che da essa
può derivare, compresi quindi i latticini e le uova. Una
imposizione che è praticata ancora, per devozione, da molti terziari paternesi nel corso del tempo quaresimale, e che estende l'astinenza dalle carni prescritta
dalla Chiesa in due giorni all'anno, il mercoledì delle
Ceneri e il venerdì santo, e che, quindi, privilegia lo
strettissimo magro, trasmettendo in cucina il rigore e la
assoluta disattenzione verso tutto ciò che può essere
considerato lussurioso e superfluo. Volendo attualizzare un
simile codice comportamentale, si potrebbe obiettare che
oggi, in realtà, la carne non è affatto ritenuta cibo di
eccellenza, poichè la sua disponibilità quantomai vasta
presso ogni potenziale tavola. In realtà, il riferimento
alla regola di S. Francesco di Paola e la sua intransigenza
alimentare non può e non deve considerarsi superato,
soprattutto per il valore simbolico che esso racchiude,
testimone di quel processo di mortificazione che è rifiuto
delle futilità terrene, e attraverso il quale è possibile
raggiungere la piena grazia spirituale.
Nel 1950 Padre S. Delle Piane, della comunità dei Padri
Minimi di Genova, ebbe la pazienza di raccogliere in un
volume centinaia di ricette, raccolte in ben 28 capitoli,
che avevano in comune la stessa matrice alimentare: nacque
così Cucina di strettissimo magro, che oggi ho
l'onore di conservare nella mia biblioteca e che, dalle
minestre agli arrosti, dai timballi alle insalate, e persino
dai liquori ai dolci, apre un mondo sulle possibili
soluzioni per un regime alimentare variegato e tutt'altro
che povero. Nella prefazione del testo, oltre a ribadire lo
spirito dell'opera, animata da tre punti fondamentali -
la salubrità delle preparazioni, l'economia ed una
coscienziosa sincerità - si arriva persino ad ironizzare
sulle scelte della maggioranza della popolazione timorosa
del fatto che lo stoccafisso, o il baccalà, o l'olio
della zuppa verde e magrissima compagnia siano turbolenti
allo stomaco.
E ancora si legge:
Ma come ha fatto, o lettori, il vostro beniamino S.
Francesco di Paola a campare 91 anni nel suo rigorosissimo
tenor di vita penitente? No, no, non è astinenza
quaresimale che obbliga alle fiale, fialette, bagni,
vileggiature, terapie d'ogni genere anche tra i quotidiani
luculliani conviti.
Il volume, insomma, rappresenta lo spaccato di una realtà
forse troppo lontana dal nostro presente caotico e
difficile, dove anche la cucina sembra divenuta uno
spettacolo da trash televisivo. In realtà, se provassimo a
fare un confronto tra il presente e il passato rappresentato
da questo testo, difficilmente potremmo negare che nel
volume di P. Delle Piane traspare una certa serenità dello
spirito, oltre che del corpo e dello stomaco. E allora,
forse, la realtà del passato, pur se lontana, non è per
niente irraggiungibile.
Ma vogliamo sbirciare tra le ricette proposte? Certo! Ecco
uno tra i tanti consigli culinari pubblicati:
Minestra di maccheroni alla lattata di
piselli |
Prendete dei piselli secchi di buona
qualità, e dopo averli tenuti ammollo per dodici
ore, poneteli a cuocere in una pentola con acqua
e sale. Tritate poi del prezzemolo, del sedano,
un po' di timo, della carota, della cipolla,
dell'aglio, e quando i piselli saranno arrivati
a metà cottura, unite ad essi il tritume e
attendete che il tutto sia ben cotto per
passarlo allo staccio. Ciò compito, sciogliete
in casseruola ad olio caldo delle acciughe
salate, indi versate in essa la lattata di
piselli già preparata, che lascerete ancor
cuocere a fuoco lento, fino a che arrivi alla
densità voluta. Fate bollire poi i maccheroni in
acqua e sale, e quando siano arrivati a mezza
cottura, aggiungete ad essi la lattata di
piselli, attendendo la cottura desiderata per
servirli. |
Dosi per sei porzioni: |
- 1 mazzettino di prezzemolo, sedano e
timo |
- 1 carota |
- 1 cipolla |
- 3 spicchi d'aglio |
- 2 acciughe salate |
- 400 gr. di piselli |
- 600 gr. di maccheroni |
- 8 cucchiai di olio |
- Sale quanto basta |
Luigi Caputo
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