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IL MONASTERO

La facciata principale del Santuario


Scopriamo le origini del Santuario eretto da S. Francesco, uno dei simboli per eccellenza del nostro paese


Benedetta dall’allora Arcivescovo di Cosenza mons. Bernardino Caracciolo, la prima pietra per la costruzione del maestoso tempio cristiano dedicato a Maria, secondo solo a quello di Paola nella lunga lista dei conventi eretti nel corso della lunga esistenza terrena di Francesco, sarebbe stata posta nel 1444, poco tempo dopo l’arrivo a Paterno del frate. Il 28enne religioso paolano aveva infatti accolto l’invito rivoltogli da una delegazione di eminenti cittadini paternesi, e si era sistemato con i suoi discepoli nell’antica cappella della SS. Annunziata e nelle annesse e malandate cellette, già misera dimora dell’estinta Confraternita dei Fratelli della disciplina.

Numerose sono le testimonianze, raccolte durante il Processo Cosentino per la canonizzazione del taumaturgo paolano, relative alla costruzione del monastero. In esse, molti paternesi contemporanei a Francesco parlano di interventi prodigiosi del Santo che avrebbero guarito molta gente e facilitato le operazioni di costruzione del Santuario. E’ opinione comune ritenere che la costruzione del monastero venne ultimata nel 1477, quindi trentatrè anni dopo l’inizio dei lavori. Ciò perchè al centro dell’architrave che sovrasta il portale di ingresso del convento si leggono alcune cifre, ovvero, rispettivamente, 1, 4 e poi, sovrapposte, le coppie 44 e 77. E’ immediato allora interpretare le cifre in modo da rilevare le due date 1444 e 1477, appunto inizio e fine della fondazione del Santuario.

Sull’architrave si leggono poi chiaramente due sigle, di origine probabilmente posteriore al XV secolo: IESUS, sulla prima riga, e poi SFDP, sulla seconda. Quest’ultima viene interpretata con semplicità come Sanctus Franciscus De Paula, o, con maggiore fantasia, come Sedes Fundata Dei Parenti, ovvero “tempio innalzato alla Madre di Dio”. Ciò che però colpisce immediatamente persino il turista più distratto è la caratteristica frammentazione dell’architrave. Ad essa è legato un episodio tra i più prodigiosi della vita di Francesco, e documentato dalla testimonianza dei numerosi operai che lavoravano alla costruzione del Convento. Pare che il Santo, nel sollevare l’architrave, si fosse fatto aiutare dal demonio, che aveva assunto forma umana. Quest’ultimo, per fare un dispetto a Francesco, avrebbe fatto volutamente cadere in terra il pesante monolito, che si sarebbe così rotto in tre pezzi. Il taumaturgo, senza perdersi d’animo, avrebbe preso i tre frammenti di pietra collocandoli sugli stipiti nella posizione attuale. Il fenomeno desta da sempre meraviglia e stupore: già nel XVII secolo gli storici scrivevano, riferendosi all’architrave: Fino ad oggi ancora così rotto si scorge. Dalle testimonianze raccolte nel già citato Processo Cosentino, si evince che il 1472 è, quasi certamente, l’anno di inizio della costruzione del monastero. All’edificio venne inizialmente riservata una sola ala di fabbrica, accompagnata da celle lungo entrambi i lati. Nella seconda metà del XVI secolo, all’indomani delle direttive del Concilio di Trento mirate a ridare un nuovo ruolo alla formazione sacerdotale, il monastero venne ampliato con la costruzione degli altri due bracci, e poco più tardi, al braccio parallelo alla chiesa, venne aggiunto il secondo piano, con la conseguente creazione di un magnifico chiostro con il pozzo al centro dell’atrio. Il dormitorio si trasformò così in convento, ospitando ai piani superiori le celle dei frati, e al piano terra i locali di refettorio, cucina, infermeria e foresteria. Dal XVII secolo ad oggi l’intera struttura non ha subito trasformazioni rilevanti, salvo importanti e necessari restauri.

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