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JOHN CAVELLO, IL PATERNESE DELL'OHIO

Una storia di emigrazione nel racconto di più generazioni, quando i ricordi restano indelebili nel tempo.

La nonna, la bisnonna ed il padre di John davanti alla loro casa (in via S. Francesco) nel 1931.




Tra gli indiscutibili vantaggi che fanno di Internet l’invenzione per eccellenza dei nostri tempi, c’è la possibilità di abbattere le distanze, e di aiutare a ricostruire contatti e legami che, probabilmente, non si erano mai interrotti, ma che solo il tempo, e appunto la distanza, avevano contribuito ad affievolirne l’intensità.
La storia che raccontiamo in questo articolo è quella di John Cavello, un simpatico e schietto ragazzotto dell’Ohio che ha origini paternesi. Abbiamo conosciuto John proprio grazie a PaternoCalabro.it: ci ha scoperti e ci ha contattati, e ha cominciato a raccontarci la storia della sua famiglia, testimone, come tante del resto, di un fenomeno di tutti i tempi e di tutte le epoche, che ha interessato il nostro paese per molti anni, raggiungendo il suo momento di massima intensità nei decenni a cavallo tra la fine dell’800 e la prima metà del900. Ma diamo la parola a John, che non finiremo mai di ringraziare per l’affetto e la disponibilità mostrata nei nostri confronti.

I fratelli Cavallo (Gaetano, Giuseppina, Rosina, Raffaella, Angela e Teresa) in una foto degli anni '20.

 
 
 
 

 










Mio nonno si chiamava Gaetano Cavallo, ed era nato a Paterno nel 1883. A soli 15 anni decise di partire per gli Stati Uniti in cerca di lavoro, ma all’inizio non era convinto che sarebbe rimasto a lungo negli Stati Uniti: il suo sogno era quello di sposarsi, avere una famiglia e vivere serenamente a Paterno, nel paese in cui erano nati e avevano vissuto tutti i componenti della sua famiglia. Ma il destino ha voluto che le cose andassero diversamente: così, dopo essere partito e tornato a Paterno diverse volte, nel 1919 avvenne il definitivo distacco dal suo paese natìo: aveva 36 anni, e partì dal porto di Napoli con sua moglie, ovvero mia nonna, Angelina Fiorino, e con i loro due figli, Maria e Domenico. Destinazione, Columbus, nell’Ohio, in quell’America che avrebbe rappresentato la loro terra di accoglienza. Lì non erano soli: li attendevano la sorella Teresa, che aveva sposato Giuseppe Pasqua e si era stabilita negli States sin dal 1914. Passarono gli anni, e l’integrazione con la vita americana fu pressoché totale: in casa Gaetano e Angelina continuavano a parlare il dialetto, cosa che facevano anche con i figli Maria e Domenico e con i loro parenti Teresa e Domenico, ma l’inglese era la loro lingua ufficiale, e la parlavano dovunque, al lavoro, al mercato, per strada, in Chiesa. Inglese, anzi americano, era il loro modo di vivere, assai lontano dalla semplicità delle ore paternesi, lì dove il tempo sembrava essersi fermato. Il modo di vivere in un nuovo contesto sociale influenzò persino il cognome, che proprio a causa della cattiva pronuncia degli americani fu storpiato in Cavello fino a divenire tale anche sui documenti ufficiali di anagrafe a partire dagli anni ’40
.

E siamo ai giorni nostri. John, nipote di Gaetano, sente il desiderio di conoscere Paterno: dal 1931, anno in cui suo padre e sua nonna ripartirono per gli Stati Uniti, nessun membro della sua famiglia era più rientrato nel paese d’origine. Nonostante questa lontananza, l’aria di Paterno - racconta John - si è sempre respirata a casa mia. Quando ero bambino, mia nonna, che era molto devota di S. Francesco, mi raccontava spesso le storie dei suoi miracoli. Ricordo che rimasi molto impressionato soprattutto dalla vicenda dell’architrave del Convento, che l’intervento del santo mantenne intatto dopo il colpo che era stato inferto dal diavolo.

John e sua moglie Rosalee con lo zio Domenico e la moglie Anna a Dipignano nel settembre 2004.

Nel settembre 2004 il desiderio si concretizza, e John viene a Paterno, sia pure per una breve vacanza. In quella occasione ha modo di conoscere i suoi cugini, Ivana, Loredana ed Ercole Pasqua e la loro mamma Rita Misasi. Nei giorni di permanenza a Paterno John e la moglie incontrano anche Domenico Pasqua e sua moglie Anna. Domenico, che oggi vive a Dipignano, è il figlio della sorella del nonno Gaetano, Raffaella Cavallo, che aveva sposato Pasquale Pasqua nel 1905. Racconta John di suo zio Domenico: Mi ha davvero sorpreso perché non avevo detto una sola parola, ma non appena ha sentito il nome Cavallo ha iniziato a raccontarmi tutto quello che ricordava di mio padre, e soprattutto di quando era partito nel 1931 con mia nonna. Mi ha raccontato tutto con una precisione di nomi e date tale da impressionarmi: spero davvero di avere la sua stessa lucidità di mente quando sarò un ottantenne.

John, sua moglie Rosalee, la sorella Karen con il marito Scott, la cugina Judy e il marito Bob con i cugini Pasqua a Paterno nel settembre 2007.






















Prosegue John:Con i miei cugini sono andato in giro per Paterno, e ne ho scoperto le meraviglie. Ho visitato il Santuario di S. Francesco e anche la chiesa dei miei antenati, S. Giovanni, purtroppo oggi chiusa al culto e praticamente distrutta. Mia moglie ed io siamo rimasti davvero colpiti dall’accoglienza ricevuta da tutti a Paterno, e dalla quiete e dalla tranquillità di questo paese. Ci auguriamo di tornare ancora, e probabilmente lo faremo nel 2007, sperando di trascorrere un periodo ancora più lungo di quello passato nello scorso settembre.

Cosa che puntualmente John e sua moglie hanno fatto: stavolta però, incuriositi dal loro racconto, la sorella Karen, il marito Scott, la cugina Judy e il marito Bob hanno voluto accompagnarli, e sono rimasti anche loro piacevolmente sorpresi dalla bellezza di Paterno, per loro un piccolo tesoro raccolto e conservato fuori dal tempo.

Il 28 dicembre scorso, però, John ci ha lasciati: la terribile notizia mi è stata comunicata dalla sorella Karen: a lei, alla moglie Rosalee e a tutta la sua famiglia vanno le nostre condoglianze. John era davvero un ragazzo d'oro, che aveva riscoperto con dignità e forza il legame che lo univa alle sue radici, quel filo indelebile che unisce i cuori e che va al di là di tempi e distanze.

Luigi Caputo

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