JOHN CAVELLO, IL PATERNESE DELL'OHIO
Una storia di emigrazione nel
racconto di più generazioni, quando i ricordi restano indelebili nel
tempo.
Tra gli
indiscutibili vantaggi che fanno di Internet l’invenzione per eccellenza
dei nostri tempi, c’è la possibilità di abbattere le distanze, e di
aiutare a ricostruire contatti e legami che, probabilmente, non si erano
mai interrotti, ma che solo il tempo, e appunto la distanza, avevano contribuito
ad affievolirne l’intensità.
La storia che raccontiamo in questo articolo è quella di John Cavello, un simpatico
e schietto ragazzotto dell’Ohio che ha origini paternesi. Abbiamo conosciuto John
proprio grazie a PaternoCalabro.it:
ci ha scoperti e ci ha contattati, e ha cominciato a raccontarci la
storia della sua famiglia, testimone, come tante del resto, di un
fenomeno di tutti i tempi e di tutte le epoche, che ha interessato il
nostro paese per molti anni, raggiungendo il suo momento di massima
intensità nei decenni a cavallo tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900. Ma diamo la parola a John,
che non finiremo mai di ringraziare per l’affetto e la disponibilità
mostrata nei nostri confronti.
I fratelli
Cavallo (Gaetano, Giuseppina, Rosina, Raffaella, Angela e Teresa) in
una foto degli anni '20.
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Mio nonno si chiamava Gaetano Cavallo, ed era nato a Paterno nel 1883. A soli 15 anni decise di partire per gli Stati Uniti in
cerca di lavoro, ma all’inizio non era convinto che sarebbe rimasto a
lungo negli Stati Uniti: il suo sogno era quello di sposarsi, avere una
famiglia e vivere serenamente a Paterno, nel paese in cui erano nati e
avevano vissuto tutti i componenti della sua famiglia. Ma il destino ha
voluto che le cose andassero diversamente: così, dopo essere partito e
tornato a Paterno diverse volte, nel 1919
avvenne il definitivo distacco dal suo paese natìo:
aveva 36 anni, e partì dal porto di Napoli con sua moglie, ovvero mia
nonna, Angelina Fiorino, e con i loro due figli, Maria e Domenico.
Destinazione, Columbus, nell’Ohio, in quell’America che avrebbe rappresentato la loro terra
di accoglienza. Lì non erano soli: li attendevano la sorella Teresa, che
aveva sposato Giuseppe Pasqua e si era stabilita negli States sin dal 1914. Passarono gli anni, e
l’integrazione con la vita americana fu pressoché totale: in casa Gaetano
e Angelina continuavano a parlare il dialetto, cosa che facevano anche
con i figli Maria e Domenico e con i loro parenti Teresa e Domenico, ma
l’inglese era la loro lingua ufficiale, e la parlavano dovunque, al
lavoro, al mercato, per strada, in Chiesa. Inglese, anzi americano, era
il loro modo di vivere, assai lontano dalla semplicità delle ore paternesi, lì dove il tempo sembrava essersi fermato.
Il modo di vivere in un nuovo contesto sociale influenzò persino il
cognome, che proprio a causa della cattiva pronuncia degli americani fu
storpiato in Cavello fino a divenire tale anche
sui documenti ufficiali di anagrafe a partire dagli anni ’40.
E siamo ai giorni
nostri. John, nipote di Gaetano, sente il
desiderio di conoscere Paterno: dal 1931, anno in cui suo padre e sua
nonna ripartirono per gli Stati Uniti, nessun membro della sua famiglia era
più rientrato nel paese d’origine. Nonostante
questa lontananza, l’aria di Paterno - racconta John
- si è sempre respirata a casa mia.
Quando ero bambino, mia nonna, che era molto devota di S. Francesco,
mi raccontava spesso le storie dei suoi miracoli. Ricordo che rimasi
molto impressionato soprattutto dalla vicenda dell’architrave del
Convento, che l’intervento del santo mantenne intatto dopo il colpo che
era stato inferto dal diavolo.
John e sua moglie Rosalee
con lo zio Domenico e la moglie Anna a Dipignano
nel settembre 2004.
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Nel settembre 2004 il desiderio si concretizza, e John viene a Paterno, sia pure per una breve vacanza.
In quella occasione ha modo di conoscere i suoi cugini, Ivana, Loredana
ed Ercole Pasqua e la loro mamma Rita Misasi.
Nei giorni di permanenza a Paterno John e la
moglie incontrano anche Domenico Pasqua e sua moglie Anna. Domenico, che
oggi vive a Dipignano, è il figlio della
sorella del nonno Gaetano, Raffaella Cavallo, che aveva
sposato Pasquale Pasqua nel 1905. Racconta John
di suo zio Domenico: Mi ha davvero sorpreso perché non avevo detto una
sola parola, ma non appena ha sentito il nome Cavallo ha iniziato a
raccontarmi tutto quello che ricordava di mio padre, e soprattutto di
quando era partito nel 1931 con mia nonna. Mi ha raccontato tutto con una
precisione di nomi e date tale da impressionarmi: spero davvero di avere
la sua stessa lucidità di mente quando sarò un
ottantenne.
John, sua moglie Rosalee, la sorella Karen con il marito Scott, la cugina Judy e il marito Bob con i cugini Pasqua a Paterno
nel settembre 2007.
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Prosegue John:Con i miei cugini sono andato
in giro per Paterno, e ne ho scoperto le meraviglie. Ho visitato il
Santuario di S. Francesco e anche la chiesa dei miei antenati, S.
Giovanni, purtroppo oggi chiusa al culto e praticamente distrutta. Mia
moglie ed io siamo rimasti davvero colpiti dall’accoglienza ricevuta da
tutti a Paterno, e dalla quiete e dalla tranquillità di questo paese. Ci
auguriamo di tornare ancora, e probabilmente lo faremo nel 2007, sperando
di trascorrere un periodo ancora più lungo di quello passato nello scorso
settembre.
Cosa che puntualmente John e sua moglie hanno
fatto: stavolta però, incuriositi dal loro racconto, la sorella Karen, il marito Scott, la
cugina Judy e il marito Bob hanno voluto
accompagnarli, e sono rimasti anche loro piacevolmente sorpresi dalla
bellezza di Paterno, per loro un piccolo tesoro raccolto e conservato fuori dal tempo.
Il 28 dicembre scorso, però, John ci ha lasciati: la terribile notizia mi è stata comunicata dalla sorella Karen: a lei, alla moglie Rosalee e a tutta la sua famiglia vanno le nostre condoglianze. John era davvero un ragazzo d'oro, che aveva riscoperto con dignità e forza il legame che lo univa alle sue radici, quel filo indelebile che unisce i cuori e che va al di là di tempi e distanze.
Luigi Caputo
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